Politics

Some thoughts on Western values

I nostri valori e la sfida del terrorismo

Nelle battaglie di civiltà che seguono ignobili attacchi come quello alle Torri Gemelle del 2001 (ma non solo) si viene spesso a nominare i “Valori dell’Occidente”, come una bandiera che basta sventolare per convincersi di essere dalla parte giusta. Tuttavia, per capire la bontà delle conquiste sociali e politiche messe in dicussione dagli attentati islamisti, occorre una riflessione più approfondita sui pilastri filosofici delle nostre democrazie occidentali.

Cosa può essere più instrinsecamente democratico che la libertà di pensiero e giudizio critico? Non a caso, il modello teocratico dei fondamentalisti prevede un approccio top-to-bottom in cui non c’è spazio per lo studio o il dibattito, ma soltanto una Verità rivelata, interpretata da una Guida Suprema a cui tutti debbono conformarsi. Al contrario, libertà di pensiero e giudizio critico sono i prodotti del metodo scientifico, secondo il quale la verità – se esiste – va raggiunta a partire da evidenze empiriche non confutabili da esperimenti ulteriori.

Irradiandosi dalla scienza alla politica, questo principio ha influenzato le prime costituzioni scritte da uomini di stato e filosofi illuministi, che hanno lo hanno sintetizzato nel motto: “Liberté, Egalité, Fraternité”. Di conseguenza, intendo approfondire il significato di questi tre concetti così cari.

Liberté ed Egalité si riferiscono al rapporto fra lo stato e il cittadino a partire dal pensiero contrattualistico espresso da John Locke. Poiché l’istituzione statale è stata creata dall’esigenza di mantenere la società degli uomini, il potere esercitato da chi la governa proviene da quella stessa comunità che glielo ha delegato, non da una Divinità che ha designato lui a rappresentante unico della Sua Volontà. Se questo è vero, il magistrato non impone alla società obblighi perentori e prescrittivi, ma bilancia ordine collettivo e libertà individuale, legiferando “in negativo”, cioè limitandosi a negare quello che non si può fare. Il principio secondo cui è lecito tutto ciò che non è espressamente vietato è una delle applicazioni più alte del concetto di Liberté.

La necessità per cui è nato lo Stato, cioè quella di mantenere l’ordine sociale, comporta anche la garanzia di alcuni standard di vita minimi a tutti i suoi membri, chiamando in causa una seconda questione, quella dell’Egalité, che non va intesa come un’uguaglianza economica in senso socialista, ma piuttosto come uguaglianza in diritto e opportunità. A questo proposito, va detto che sono stati commessi errori, se è vero che un poliziotto bianco (fino al caso Floyd) poteva uccidere un afroamericano quasi impunemente, e che un cittadino nato – per esempio – nel dipartimento di Seine-St.-Denis ha prospettive di qualità della vita e di sviluppo personale marcatamente inferiori a uno che nasce nel confinante Hauts-de-Seine.

Sono primariamente le persone lasciate indietro, non garantite dal mercato del lavoro nè dalle istituzioni di previdenza sociale, ad avvicinarsi al fanatismo e all’odio. Opposti alla fratellanza, l’odio e il fanatismo si realizzano partendo esattamente dal capovolgimento del principio che dovrebbe regolare i rapporti fra uomini.

Infatti, la Fraternité illuministica nasce dall’evidenza che, per mantenere l’ordine sociale, la legge è condizione necessaria ma non sufficiente. Elementi fondamentali perché una società stia in piedi sono infatti il mutuo rispetto e la reciproca tolleranza fra i suoi membri, esattamente come ce li si aspetterebbe tra due fratelli che sono parte di una stessa famiglia. Senza di questi fattori, lo stato può impartire tutte le punizioni che vuole, ma – a lungo andare – l’odio logora l’ordine interno. E questo è esattamente ciò che vogliono fare i terroristi.

Una delle caratteristiche più sconvolgenti delle loro azioni è che i kamikaze non solo non ritengono di alcun valore la vita altrui, ma neanche la propria. Ciò annichilisce il primo dei motivi sulla base dei quali il controllo dello Stato verso la società non è totalizzante, ovvero il fatto che i benefici di due azioni che portano alla mutua distruzione dei giocatori non sono tali da permettere ad esse di diventare l’equilibrio del gioco.

Gli attentati terroristici hanno dimostrato il contrario, lasciandoci di fronte alla scelta fra domandare più sicurezza e controllo (cosa che, oltre un certo limite è inattuabile; si pensi, ad esempio, al fatto che non si potrebbero controllare gli effetti personali di qualunque persona entri in un qualunque luogo pubblico o aperto al pubblico), e non voler rinunciare a quella Liberté, all’esistenza di quello spazio d’azione non regolamentato, che è uno dei nostri inestimabili valori occidentali.

Come risolvere questo dilemma è una delle più coinvolgenti e decisive sfide del terzo millennio. Suggerire una risposta andrebbe ben oltre la portata di questo post; ma, per cortesia, facciamo il possibile per rilanciare la Fraternité.